Quando e come pianificare la successione dell’imprenditore di una pmi? Lo Studio Legale Forcella Peruzzi, esperto in successioni ereditarie e pianificazione patrimoniale, ha presentato oggi il Quaderno dal titolo “Pianificare la successione dell’imprenditore in 5 fasi” (scarica quaderno PDF). E’ il frutto di anni di esperienza nel campo della pianificazione ereditaria. Affiancando e guidando i professionisti aziendali. Focalizzandoli sugli aspetti ereditari. Nel Quaderno è suggerita una metodologia in 5 fasi (step) nella pianificazione del passaggio generazionale aziendale.
Le due domande fondamentali prima di ogni scelta
In ogni pianificazione successoria dell’impresa ci si pongono due domande iniziali.
- La prima domanda è chiedersi se l’azienda possa proseguire in famiglia, essendovi adeguate “risorse umane” o se si debba realizzare il massimo del ricavo con una vendita esterna a un investitore (strategico). In caso si potrà pensare a strumenti come la donazione, il trust, il testamento, la donazione indiretta o la vendita.
- La seconda domanda a cui rispondere: se la successione in famiglia sarà a titolo gratuito o una vendita effettiva. Cioè se il passaggio generazionale avverrà con modalità ereditarie o strettamente commerciali.
Il trasferimento dell’impresa ai famigliari
Poiché il panorama imprenditoriale italiano è caratterizzato da imprese a conduzione familiare, nella maggior parte dei casi le successioni aziendali vengono portate a termine con una soluzione interna alla famiglia. Da quanto abbiamo verificato solo in poche occasioni si opera con una cessione ai collaboratori. Per chi lascia il timone dell’azienda, il trasferimento a persone vicine affettivamente è assai vantaggioso. Soprattutto sotto il profilo emotivo. Tralasciando la fiscalità, che è nella scelta un aspetto secondario. Si ritiene infatti che i propri figli possano condividere le stesse aspirazioni dell’imprenditore uscente. La scelta del successore ricade spesso sul familiare più motivato.
Le tempistiche del passaggio generazionale
Dalla nostra esperienza si possono individuare due modelli di successione dell’imprenditore. Entrambi, comportano un processo in termini di anni.
- Il primo modello, più rapido, è la cessione della gestione e della proprietà al successore in circa tre anni. Spesso ad un familiare che già fa parte della compagine amministrativa. E dunque ha bisogno solo di un breve accompagnamento.
- Il secondo modello è un trasferimento graduale di entrambe. Per la cessione graduale occorrono mediamente circa dieci anni di affiancamento della struttura uscente. In genere quando il familiare non sarebbe in grado di farsi subito carico di tutte le responsabilità. Per ragioni di età, di esperienza o caratteriali.
Entrambi i modelli sono efficaci. Non abbiamo visto differenze significative di soddisfazione tra le due varianti. La scelta del modello dipende infatti dalla concreta situazione.
Successione dell’imprenditore, gli aspetti emotivi pesano nella tempistica
In base alla nostra esperienza gli aspetti emotivi insiti nel passaggio generazionale hanno un rilievo decisivo. Spesso infatti impediscono all’imprenditore di affrontare per tempo la questione del trasferimento dell’azienda. Capiamo bene che non è facile lasciare il controllo dell’azienda. Specialmente quando è il risultato di una vita di lavoro e di sacrifici.
Così, il più delle volte, il ritiro da parte dell’imprenditore uscente avviene per motivi di salute o vecchiaia. Insomma, quasi sempre la cessione dell’azienda viene rinviata fino all’ultimo. Situazione che andrebbe invece evitata. Ma chi riesce a preparare tempestivamente la successione dell’impresa, magari seguendo gli step suggeriti, è decisamente avvantaggiato. In conclusione, solo nel 20-30% dei casi gli imprenditori riescono a regolamentare ilo passaggio generazionale anticipatamente. In particolare, con strumenti quali testamenti, donazioni, trust, fondazioni.
Difficile lasciare bruscamente il timone
Ma c’è un’altra conseguenza degli aspetti emotivi. Nonostante sia possibile, molti imprenditori non si rassegnano a lasciare definitivamente la guida al successore. Alle volte, anche anni dopo il trasferimento continuano a recarsi in azienda. Magari per qualche ora alla settimana. Certamente i successori possono trarre beneficio da questa presenza. E’ infatti importante poter contare sui consigli e sull’approvazione dei predecessori in caso di decisioni difficili. Tuttavia, la presenza degli ex responsabili può ostacolare i nuovi arrivati nello sviluppo di una autonomia decisionale.
Per questo motivo consigliamo di definire le varie competenze, con una chiara suddivisione delle mansioni. Questo è un aspetto molto importante per il buon esito della successione dell’imprenditore. Infatti, occorre evitare un’ingerenza indesiderata, magari in buona fede.
Consulenza di esperti e aspetti emotivi
Nell’ambito della successione aziendale è importante avvalersi di consulenti esperti. Senza sostituire i propri abituali consulenti, ma solo affiancandoli. Spesso in azienda manca il know-how specialistico, o semplicemente il tempo, per affrontare le varie questioni inerenti alla successione dell’imprenditore. La consulenza esterna coinvolge il campo civile, ma anche fiscale e finanziario. Insomma, il supporto esterno può svolgere un ruolo importante. Sia ai fini della strutturazione, sia a quelli della semplificazione dei temi.
Gli imprenditori tendono a cercare questo tipo di sostegno tra le persone di fiducia piuttosto che presso uffici esterni. Questo perché, lasciare il timone coinvolge aspetti emotivi. Per cui si tende a chiedere aiuto ai consulenti più vicini. Cioè quelli che si considerano amici di famiglia. Tale fatto può ostacolare alle volte il processo di successione dell’imprenditore. Spesso infatti i professionisti aziendali non maneggiano i vari strumento da utilizzare nella successione. Un affiancamento dello specialista è comunque sufficiente.
Non sempre è possibile ottenere quanto si vuole
Talvolta non si riesce ad attuare l’opzione di successione desiderata. Gli imprenditori dovrebbero prepararsi a questo tipo di situazioni. E’ opportuno prefigurarsi una soluzione B. Cioè verificare diverse soluzioni di successione. Un’alternativa interessante da valutare è quella di mettere sul mercato l’impresa o parti di esse. Gli imprenditori mostrano un certo scetticismo a entrare in contatto con potenziali acquirenti esterni.
Inoltre, eventi imprevisti possono influire sulle modalità della successione dell’imprenditore. La crisi del settore di riferimento, una disgrazia familiare o la pressione esercitata dalla concorrenza, dai propri familiari o da un partner d’affari possono far accelerare il processo di successione. Senza poter meditare bene le scelte. Pertanto chi pone precocemente le basi per un passaggio di consegne è in una posizione di vantaggio.
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